Bio
Il mio lavoro esprime la convinzione che mondi irreali, immaginari, possano ancorarsi alla realtà e prendere forma estrapolando il senso primitivo delle cose.
La tela diventa il tramite tra l’istinto e il controllo, tra la carne e la memoria, tra il gesto e la struttura.
I fogli di carta vengono cuciti sulla tela come se fossero ferite da suturare, documenti da conservare, corpi da trattenere.
La carta, da supporto per il disegno, si modifica in una presenza fragile, precaria, destinata ad essere inghiottita dalla materia pittorica.
È la memoria dell'immagine, cucita a forza nella superficie del quadro, nella tela, che diventa segno e poi atto: il filo tiene insieme, lacera, segna il confine tra ciò che è dentro e ciò che cerca di uscire. Tutto questo è accaduto a Palermo.